Teatro

Contro tutte le sbarre del mondo, per la settimana della salute mentale

Contro tutte le sbarre del mondo, per la settimana della salute mentale

"Contro tutte le sbarre del mondo" una serata di grande spettacolo teatrale a Reggio Emilia nella settimana dedicata alla Salute Mentale.

L’Associazione no profit Arte e Solidarietà “Principe Myskin” di Bologna quest’anno in occasione della quarta settimana dedicata alla Salute Mentale,promossa dal DSM Ausl di Reggio Emila,offre a tutti i cittadini che vorranno partecipare uno spettacolo teatrale originale dal titolo “Contro tutte le sbarre del mondo”con musiche dell’Est europeo eseguite dal vivo,venerdì 25 settembre alle ore 21,30 presso il Teatro De Andrè di Casalgrande (RE), piazza Ruffilli 1, ingresso libero.

”Contro tutte le sbarre del mondo” è un’opera fatta di testi poetici originali struggenti e forti, di una mimica che nasce da un’attenta e profonda ricerca nell’ambito di una poetica nuova: il teatro della deframmentazione, il teatro dove c’è solo vita vera. In scena il desiderio di libertà, la scelta della nudità,che è il più grande atto creativo,partecipazione originale alla gioia del creato che vive,e la passione per l’avventura.

La scoperta della tenerezza come verità profonda dell’uomo e la singolarità che in questa dimensione di rinuncia totale alla menzogna e alla violenza trova l’espressione più autentica ed avventurosa di sé e va incontro al mondo con il gusto, sentito nella carne, della fratellanza tra gli uomini, vivendo il fatto che la libertà di essere nudi è la libertà di vivere,di scoprire il gusto dell’essere con la sua carnalità, che è via di libertà e gioia,senza più le sbarre di alcuna superbia, senza i veli spaventosi della discriminazione sugli occhi,che finalmente si realizzano nel loro guardare cielo e terra come dei girasoli. In questo spettacolo c’è la storia di una grande esperienza traumatica:il trauma della guerra, l’essere prigionieri e poi viene trattato il tema della relazione di aiuto.

Quest’ultima è rappresentata da un oggetto poetico che irrompe come un vento di libertà in scena: l’ombrello stelato (senza tela) o stellato,dove si può vedere lo splendore delle stelle del cielo, perchè non si spengano in nessuna oscura notte quelle del nostro cuore. Perché è vero che profonda è la notte,ma soltanto nell’oscurità si possono contemplare le stelle.

L’importante è che gli altri non ci facciano guardare attraverso le loro sbarre,ma facciano ballare la nostra follia con il loro amore per la libertà. Qui si scopre quanto chiedere aiuto sia un atto di autonomia a differenza del consegnare la propria debolezza,che in quel modo diventa resa e peso,mentre nell’altro dono di bellezza.

E’ che si può consegnare la propria forza,anche tutta,ma essa va a prenderti il posto,a sostituire sterilmente creatività singolari possibili,ma se si consegna la propria debolezza si perde la possibilità della libertà ed in particolare dell’atto creativo del donare, perché quello che veramente si dona è la propria debolezza,come un chicco che va a macerarsi in altre terre perché esse lo trasformino nel loro frutto,con la poesia della loro nudità unica ed irripetibile,che esprime la loro fecondità.

E la libertà è trasparenza a se stessi e l’uomo cercherà sempre quella semplice comprensione che solo un altro essere umano può dare (non i suoi recinti,che sono solo grandi costruttori di irrealtà,che obnubilano l’autentica coscienza di sé). Che nessuno tradisca la salvifica ingenuità di questo desiderio.

La figura del curante, che fino a quando cerca di creare legami a partire dalla sua forza vede soltanto tutto spezzarsi,diventa tale esclusivamente nel momento in cui apre il suo ombrello stelato, e come un giullare si pone nella totale esposizione per far emergere espressioni di verità,per chiedere umilmente confidenza, senza sovrapporre mai le sue ideazioni sul sentire dell’altro, nella semplicità di lasciarsi toccare da tutto della vita,senza alzare sbarre nel suo cuore, perché solo nella nudità si può essere terapeuti, paradossalmente in una cultura che vede questo come prerogativa del paziente, perché la vera ed unica cura è solo amore,il quale significa riconoscimento del proprio e dell’altrui pari diritto ad esprimere l’essere creativo di se stesso (e ancor di più nel suo stato di prigioniero sofferente perché intimo a se stesso più che mai nella sua drammatica frammentazione del sé), che si strugge per la bellezza in un furioso entusiasmo di purificazione dello sguardo del cuore,che porta a pelle con gioia il senso del fatto che ogni uomo non può che essere di se stesso nel momento della gioia come in quello della sofferenza, senza la coscienza del quale non si può aiutare nessuno.

E ”Contro tutte le sbarre del mondo” andare incontro alla varietà meravigliosa con semplicità,con il fondo di inattaccabile felicità che dà la scelta della nudità, la tenerezza d’essere vivi,che fa sentire vivo chi nel viene toccato. E il piano per la liberazione di se stessi è ad un tempo il più semplice ed il più grandioso: uscire dal cancello principale danzando nudi come David per le vie di Gerusalemme.

Questo è il nostro modo di cercare e promuovere la Salute Mentale e si ringraziano il Dott. Gaddo Maria Grassi DSM Ausl-RE per l’ospitalità e il Dott. Luigi Tagliabue DSM Ausl-BO per il sostegno